Si chiude in bellezza il progetto: il racconto della maestra Stefania di una serata di condivisione nella scuola primaria di Ceresole d’Alba (CN)

Si chiude in bellezza il progetto: il racconto della maestra Stefania di una serata di condivisione nella scuola primaria di Ceresole d’Alba (CN)

Si chiude in bellezza il progetto: il racconto della maestra Stefania di una serata di condivisione nella scuola primaria di Ceresole d’Alba (CN)

Ci avevo riflettuto a lungo, e l’idea iniziale era quella di convocare le famiglie a conclusione del progetto “Rete senza fili” condotto nella classe quinta della scuola primaria. Un progetto nato da una formazione di inizio anno scolastico, la settimana precedente il campanello di inizio… Per noi maestre, quei giorni hanno un’atmosfera caratteristica: l’odore dell’atrio della scuola tirato a lucido prima dell’inizio si mescola con il profumo di fango delle prime piogge autunnali sulle scarpe dei bambini. È un periodo in cui ci sentiamo cariche per affrontare nuovi progetti e desiderose di partire con entusiasmo e rimanere al passo con i tempi, anche se la tentazione di rimanere nella comfort zone è sempre dietro l’angolo, specialmente con i programmi scolastici così stringenti.

Alla fine siamo arrivati fino al 2 maggio: la classe quinta della Scuola Primaria di Ceresole d’Alba (in provincia di Cuneo) ha concluso con successo il progetto “Rete Senza Fili”. È il momento di coinvolgere anche i genitori!

Ci vuole sempre una bidella disponibile! La nostra è accompagnata dalla raccomandazione della dirigente: “Maestra, mi prometta che starà con lei fino alla chiusura del cancello, sa com’è, la sicurezza…”. Liberiamo la classe dalle cattedre e dai banchi anche se devo rassicurare Titti che teme per il suo mal di schiena: “Li spingiamo!” affermo!

Ci sentiamo pronte: cartelloni, slide piene di appunti per non perdere nulla e cartoncini colorati per la composizione delle squadre, cinque presentatori, con 2 che aprono e 3 che chiudono, i lettori per le domande del quizzone (con la richiesta di leggere quelle con le scritte più grandi), due addetti al PC e infine una sedia per l’esperto (come lo presentiamo? Possiamo chiamarlo Beppe?). E chi farà il giudice? La maestra Germana, ovvio. Mancano solo i premi per i vincitori! Emma arriva giovedì mattina con 7 medaglie di cartoncino preparate con la mamma la sera prima. Ma se non bastassero? Lia, in fretta e furia, prepara 3 mini-bustine dai bordi frastagliati contenenti messaggi di congratulazioni per la vittoria.

Eccoci pronti! Arriva l’ora dell’appuntamento per alunni e genitori, alle 20.30 del 2 maggio siamo in classe come previsto, vogliamo condividere il racconto del progetto “Rete senza fili”. “Una serata sobria, un’oretta” pensiamo “magari chiedo l’aiuto di uno dei formatori, poi presento le slide et voilà”. Presto ci saranno le prove Invalsi, la gita, il saggio di musica e poi… L’idea iniziale era semplice e chiara e soprattutto breve, ma ecco i nostri progetti vanno all’aria! E questo è il bello della professione di docente; il tutto è sempre più della somma delle parti, e non si può prescindere dal coinvolgimento degli alunni che sanno sempre metterci del loro per nostra fortuna.

Ci siamo, una trentina di familiari invitati ad occupare le file orizzontali (i più fortunati, seduti sulle sedie di quarta e quinta, gli altri sulle sedioline di prima e seconda), nessuno che vuole stare in prima fila, gli alunni ai lati: “Li abbiamo accerchiati ed ora sono nostri!”.

Il programma prevede una breve introduzione da parte dei presentatori, la parola all’esperto, 10 minuti per le slide della maestra Stefania e poi il QUIZZONE. Pronte al via ci sono 4 squadre, prova pulsanti di prenotazione: ai rossi tocca imitare il verso della mucca, ai verdi quello del maiale (anche se presto si rivela troppo complicato e dopo una lunga trattativa con il giudice viene modificato il regolamento). Il quiz prevede una dozzina di domande, le stesse fatte agli alunni durante il progetto per testare le loro conoscenze sul digitale, vengono adesso sottoposte agli adulti, una dopo l’altra, ne emerge uno “zoo di risate” e inevitabili proteste per l’assegnazione del punteggio; la giudice Germana stabilisce il “meno un punto” per chi si prenota prima della fine della lettura del quesito; Arianna, un’alunna intransigente, aspetta il silenzio assoluto prima di leggere la domanda successiva, Tanish che durante la prova del mattino aveva una voce incerta ora sembra uno speaker radiofonico.

Le risposte innescano discussioni un po’ troppo concitate, con un genitore che urla a gran voce più volte: “Batman è un Avengeeeeer!”, e domande che stimolano altre domande, come quando un altro genitore chiede: “…ma che cos’è il PEGI?”.

È il turno dell’esperto, Beppe, che decide di modificare il discorso finale (anche rispondendo alla domanda precedente), partendo da ciò che è emerso dal gioco: alcuni contenuti significativi, uno spunto di riflessione su quanto il gioco appassioni e, nello stesso tempo, faccia perdere il controllo, considerazioni sul mercato e suggerimenti di buone strategie educative.

Prendo la parola e concludo proponendo una selezione di letture scelte dalla biblioteca del paese e disponibili per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento. Arriva il momento dei ringraziamenti e tutti si alzano, ci si saluta e si esce con il sorriso; alcuni si fermano per aiutare a ricomporre l’aula, risistemando i banchi in tre lunghe file, spartiacque tra le due lavagne sulle quali sono rimasti appesi i cartelloni con i post-it dell’intervista che i ragazzi si erano fatti a vicende, per riflettere su pregi e difetti dei videogiochi.


Se per gli alunni era prevista un’attività finale per esprimere con immagini e parole ciò che del progetto si sono “portati a casa”, mi prendo adesso queste ultime “righe” per me. Quel giovedì sera sono rientrata a casa felice per ciò che ho vissuto, sicura che queste esperienze restano e un po’ dispiaciuta per non aver scattato nessuna foto (d’altro canto c’era il veto nel tenere i cellulari accesi). Stare insieme, giocare, appassionarsi, ridere, riflettere, stare bene.

Un ringraziamento speciale va a SteadyCam e Rete Senza Fili per aver permesso a un piccolo gruppo di bambini, familiari e insegnanti di coniugare questi infiniti, facendo circolare a scuola energia pulita, anche in una sera di stentata primavera, anche con adulti che spesso vengono accusati di scarsa collaborazione, quando forse (come me, come tanti, come tutti) hanno un gran bisogno di conoscere, condividere e partecipare.

Sono a casa e estraggo il mio telefono dalla borsa per togliere la modalità “aereo” e leggo un messaggio della bidella: “Ciao Stefi, tranquilla: sono anch’io a casa in pigiama, sana e salva”. Sorrido e invio un “Pollice su”.

Stefania B. – docente scuola primaria

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