Adolescenza nell’era digitale: il CAOS elemento stabilizzatore

Adolescenza nell’era digitale: il CAOS elemento stabilizzatore

Adolescenza nell’era digitale: il CAOS elemento stabilizzatore

Siamo partiti dal TEDx di Busto Arsizio (2020) che ha ospitato, tra gli altri, Stefania Andreoli per parlare di adolescenti e digitale.

Benché il target di riferimento del progetto “Rete Senza Fili” siano i ragazzi della scuola primaria (10-11 anni), riteniamo che sia importante condividere riflessioni anche sull’adolescenza come fascia d’età particolarmente delicata in cui il rapporto con l’online può sfociare nel rischio di sviluppare un uso problematico.

“L’Andreoli” o la “Doc” come viene spesso appellata sui social, è una psicologa e psicoterapeuta che ha dedicato il suo lavoro agli adolescenti, alle famiglie e alla scuola, operando nei campi della prevenzione, della formazione, dell’orientamento e della clinica. Il suo invito a considerare il ruolo cruciale degli adolescenti come adulti del futuro è di fondamentale importanza.

L’adolescenza è da sempre un periodo di scoperta e di ricerca di identità. Andreoli ci ricorda che non è semplicemente una fase da attraversare, ma un momento caratterizzato da un intenso caos emotivo e individuale. Durante questo periodo, ci si trasforma, si esplora, si cambia pelle. La dimensione del caos è l’elemento caratteristico di questa fase della vita: caos relazionale, caos fisico-estetico, caos dei luoghi e caos emotivo in cui emergono bisogni e desideri che spesso confliggono con quelli dei propri genitori.

Qual è il ruolo di Internet in questa importante fase di definizione del sé?

Repetita iuvant: al giorno d’oggi siamo tutti iper-connessi. Le conseguenze della digitalizzazione sulla vita degli adolescenti sono al centro di un acceso dibattito che si esprime, nella maggior parte dei casi, in due posizioni:

  1. La demonizzazione dei dispositivi e di Internet come fonte principale dei malesseri dei giovani (Naas, 2012).
  2. La celebrazione dei media come strumenti di empowerment (Prensky, 2001; Rheingold, 2013).

Floridi (2017) parla di onlife per definire lo spazio ibrido virtuale-reale in cui viviamo oggi. Il primo importante aspetto di consapevolezza che ne deriva è che le letture dicotomiche dell’ambiente digitale non funzionano più nel contesto odierno.

Internet è un’importante risorsa per gli adolescenti, è spazio di relazione, scoperta e conoscenza di Sé e del diverso. Nello specifico, i social media rappresentano un ambiente fondamentale all’interno del quale rappresentare il proprio Sé e incontrare l’Altro. La necessità di raccontarsi e quella di condividere sono elementi fondamentali nella costruzione identitaria e nello sviluppo anche di alcune competenze emotive e relazionali. L’identità individuale si costruisce quindi oggi in interazione tra online e offline, e i social sono lo strumento principale attraverso cui si rafforza la propria identità: nella selezione delle persone e dei contenuti da visualizzare (anche se sono in buona parte veicolati dal temutissimo “algoritmo”) si sperimenta l’identità e si definiscono e rafforzano gusti, stili di vita e opinioni.

È quindi “colpa degli stramaledetti social network” (considerazione che arriva spesso dai genitori e dal mondo adulto in generale)?

È innegabile che ci siano dei rischi. Ma le domande da farci non sono (solo): quali sono, come riconoscerli e come ostacolarli? Ma piuttosto quanto ne sanno i nostri figli? Quale ruolo possiamo avere come adulti?

Proprio tra marzo e aprile 2024, noi di Eclectica+ abbiamo svolto una ricerca-azione sul territorio del Canavese, sulle rappresentazioni del fenomeno del disagio mentale giovanile coinvolgendo 51 giovani tra i 12 e i 25 anni.

Senza entrare nel dettaglio della ricerca (che potete leggere qui) e senza avere alcuna presunzione di esaustività, dei risultati sulla popolazione generale (quella dei giovani adolescenti) condividiamo in questa sede. alcune riflessioni emerse in quell’occasione in cui tra i temi esplorati c’era proprio il rapporto con l’online e i rischi connessi (soprattutto l’impatto sulla salute mentale). L’aspetto emerso più interessante è che i giovani sono molto più consapevoli dei rischi della Rete di quanto non pensino gli adulti. Tra i rischi maggiormente percepiti hanno citato:

  • Il rischio di provare senso di inadeguatezza e insoddisfazione che deriva dalla pressione sociale e dalla paura del giudizio innescati dai social che propongono immagini artefatti condizionando la percezione di Sé;
  • Il rischio di perdere il senso del tempo, estraniarsi dalla realtà e chiudersi in se stessi;
  • Il rischio di dipendenza dal telefono che è associato soprattutto ai motivi per cui si usano gli smartphone (più alto se non è utilizzato come svago, ma come via di fuga dalla realtà);
  • Il rischio di incorrere in esperienze di cyberbullismo che condizionano il rapporto con gli altri anche nella realtà e possono aumentare il rischio di ritiro sociale.

Alcuni di questi rischi sono diventati anche reali, nel senso che hanno avuto un impatto più o meno grande sulle loro esistenze direttamente o attraverso l’esperienza di altri pari. Ma questo aspetto rivela ancora una volta che non ci troviamo di fronte a ragazzi e ragazze senza strumenti per comprendere il mondo digitale (e reale), vittime indifese delle insidie della Rete, ma giovani che attraverso l’esperienza stanno imparando ad avere a che fare con il digitale e con il reale, attraverso (e grazie) al caos adolescenziale.

Quale ruolo possono avere gli adulti?

Accoglienza, ascolto, empatia e fiducia sono le parole che dovrebbero caratterizzare l’atteggiamento degli adulti, aggiungiamo anche accompagnamento che può essere svolto in molti modi, per esempio (come propongono i giovani stessi) attraverso momenti di confronto ragazzi-adulti sul tema, anche e soprattutto a scuola.

Concludiamo rimarcando il messaggio di Stefania Andreoli che esorta gli adulti ad accogliere e sostenere il caos dell’adolescenza anziché temerlo. Riconsiderare il modo in cui percepiamo e affrontiamo l’adolescenza, per abbracciare il caos come parte integrante del percorso di crescita dei nostri figli, con fiducia nel loro potenziale e nel loro futuro.

Approfondimenti:

Floridi, L. (2017). La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta cambiando il mondo. Raffaello Cortina

Naas C. (2012). Is Facebook Stunting Your Child’s Growth?. Pacific Standard, 23

Prensky, M. (2001). Digital Natives, Digital Immigrants. On the Horizon, 9 (5)

Rheingold, D. (2013). Perché la rete ci rende intelligenti. Raffaello Cortina

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