Questione di scelte

Questione di scelte

Questione di scelte

Qualcuno ha ancora il cancello ad apertura manuale? Quello senza telecomando intendo…

Davvero scomodo! A quei pochi (o molti) che ancora non hanno il cancello elettrico faccio una proposta: vengo io ad aprirvi e chiudervi il cancello. Gratis. Tutte le mattine, estate e inverno, pioggia o sole cocente e anche tutte le sere quando rientrate, a qualsiasi ora, feriali e festivi, Natale e Ferragosto; insomma sempre e gratis.

In cambio però, tutte le volte che passate davanti a me (che vi sto aprendo o chiudendo il cancello) dovrete dirmi dove state andando o da dove arrivate, quanto vi fermate in ufficio, quale è la scuola dei vostri figli, dove fate la pausa pranzo, cosa avete mangiato, se siete passati a fare la spesa, dove e cosa avete acquistato, a che ora vi siete svegliati. Insomma, voglio sapere ogni vostro spostamento, sempre.

Chi accetta?

Questione di scelte. Più o meno le stesse che compiamo tutti i giorni quando per lavoro, svago  o per relazionarci, utilizziamo i servizi che i giganti del web ci mettono a disposizione gratuitamente attraverso siti e app. Google, Whatsapp, Maps, Facebook, Tic Tok, Zoom, Youtube, Amazon: basta collegarsi, scaricare, accettare i termini di licenza e siamo dentro. Tutto facile, tutto molto comodo. Ma cosa diamo in cambio?

Se lo è chiesto anche PresaDiretta – Rai3 (4’ di visione)

Navighiamo, comunichiamo, ci informiamo, giochiamo, acquistiamo, guidiamo, viviamo costantemente connessi lasciando (quasi) inevitabilmente delle tracce e acconsentendo di essere “spiati” nelle nostre azioni digitali e non.

Il meccanismo è semplice: sempre PresaDiretta (5’ di visione)

Ma dove finiscono i dati raccolti su tutti noi?

Vengono archiviati su dei server (hard disk molto performanti mantenuti a temperature costanti) all’interno dei Data Center (ecco il più grande d’Italia), strutture del tutto simili a capannoni industriali, ma con una piccola differenza: controllati e impenetrabili al pari di una Banca di Stato. Perché quei dati valgono oro.

Sono i Big Data; enormi flussi di (nostre) informazioni riguardanti abitudini, orientamenti, spostamenti, acquisti, messaggi, commenti, video, foto, vocali, like e dislike vengono vendute ad aziende intermedie (in termine tecnico Data Brokers) che le aggregano, le “ripuliscono” e le rivendono ad aziende di marketing, persone fisiche o altri intermediari di dati per i quali le informazioni possono essere molto preziose. In pratica: a chiunque è disposto a pagarle. Giro d’affari in Italia nel 2018 – 1,4 miliardi di euro (+26%).

Metto a terra. Stai cercando su Google un volo per Roma? In tempo reale quell’informazione viene venduta ad operatori del settore che, sotto forma di banner pubblicitario, ti propongono voli per Roma a prezzi scontatissimi.

Usi un sevizio gratuito, vieni profilato, ricevi pubblicità mirata. Chiusura del cerchio.

Nel laboratorio Making, all’interno del Centro Display, discutiamo di questi argomenti con i ragazzi delle Scuole Medie. Partendo da un gioco (smontare un pc nel minor tempo possibile), proviamo a sondare la percezione che hanno del loro smartphone, a ragionare sui meccanismi economici che regolano il mercato dei loro device e dei dati personali che in essi risiedono e soprattutto transitano.
Durante la discussione spesso i ragazzi (giustamente) mi fanno notare che – ricevere pubblicità e magari sconti su un prodotto che ho intenzione di comprare non è così male ed è pure comodo! –
Quando però racconto loro che probabilmente c’è qualcuno che li conosce meglio dei loro genitori sgranano gli occhi e mi guardano un po’ spaventati..

Grazie all’evoluzione degli algoritmi, in pochissimi anni il meccanismo di profilazione si è affinato a tal punto da oltrepassare i classici “consigli per gli acquisti” per arrivare a condizionare le nostre scelte di consumatori, prevedendole. Lo spiega bene Shoshana Zuboff sociologa dell’Università di Harvard e autrice de “Il capitalismo della sorveglianza” in un’intervista:

“La nostra esperienza umana privata viete tradotta in dati comportamentali elaborati da algoritmi che riescono a prevedere i nostri comportamenti e poi venduti alle aziende che vogliono sapere cosa faremo nel breve e nel lungo termine e usare il nostro futuro per guadagnare.”

Il salto da consumatori condizionati a cittadini influenzabili è stato naturale: gli algoritmi di profilazione non sono più utilizzati esclusivamente per scopi commerciali. Ricordate lo scandalo Cambridge Analytica?
The Great Hack – Privacy violata
 (Netflix).

Zeynep Tufekci, scrittrice e tecno-sociologa turca, già nel 2017 in una TED Conference focalizzava l’impatto di questo aspetto sulla società americana.  (22’ di visione, ma ne vale la pena)

Quando ai ragazzi svelo che quel qualcuno è un computer i loro occhi si rasserenano e questo a volte mi inquieta.

Siamo circondati? Non ancora.

Uno dei rischi maggiori di questo “sistema” è l’inibizione della diversità di pensiero. Riduce la possibilità che persone di opinioni opposte entrino in contatto con qualcosa che potrebbe far cambiare loro idea o almeno influenzare il modo in cui si approcciano ad un argomento, rendendo più probabile (quasi certo) che ognuno di noi ascolti ciò che già vuole sentire e che lo rassicura.

Al contrario allenarsi costantemente ad  aumentare il pensiero critico ponendosi delle domande ci permette di ribaltare i valori in campo e forse di sfruttare in modo consapevole la macchina studiata per sfruttarci.

Che altro possiamo fare? Questione di scelte.

Vedere questo video può esservi utile.

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